Il nome prende origine dal tipo di cottura: “cotto due volte”. Dal latino bis = due volte e coctus = cotto. La reiterata cottura elimina l’umidità e, con l’aggiunta di miele e/o zucchero, rende il preparato conservabile a lungo.
L’origine della fetta biscottata si deve a un ri-cottura del pane, fatta risalire ai Mennoniti del periodo prussiano. I Mennoniti sono una comunità anabattista che segue la dottrina del “ritorno alle origini”, basata su povertà e carità. Durante l’ottocento, periodo contraddistinto da carestie e scarse risorse, per evitare sprechi e conservare meglio e più a lungo il prodotto, decisero di cuocerlo due volte. In Germania, tutt’oggi, la traduzione di “fetta biscottata” è ”zwieback”: zwie = due, back = infornare.
Dalla Dea romana della terra e della fertilità, Cèrere, la quale si supponeva che avesse insegnato agli uomini l’uso del frumento, deriva la parola cereàlem, cereale. Il termine non è botanico ma storico-letterario. Comprende tutte le piante i cui semi o frutti, ricchi di amido e sostanze proteiche, producono farine di valore nutritivo. Rilasciano l’energia nutritiva, sotto forma di amido, inoltre sono ricchi di fibre e contengono anche proteine. Hanno tutti una lavorazione simile e sono tutte piante annuali. Esistono cereali da stagione fredda: orzo, segale, frumento, farro, triticale, avena ecc., e cereali da stagione calda: grano, mais, riso, ecc..
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